Quando si parla di bollicine si tende a fare un po’ di confusione. Ecco perché oggi scopriamo quali sono le differenze tra prosecco e spumante. Quando si presenta qualche occasione per festeggiare, mettiamo subito in frigorifero una bottiglia di bollicine. Spesso però ci riferiamo indistintamente a prosecco e spumante, quasi fossero la stessa cosa. Oggi invece, scopriremo come tra i due vini esistano delle differenze, dettate principalmente dalla zona di produzione e dal vitigno utilizzato.
Cominciamo da quella che a tutti gli effetti potrebbe essere considerata una macrocategoria, quella dei vini spumante. Con questo termine si indicano tutti quei vini che all’apertura della bottiglia fanno fuoriuscire una schiuma, formatasi naturalmente come conseguenza del processo di fermentazione.
Esistono due diverse modalità di produzione dello spumante: il metodo classico, detto anche champenoise, o il metodo Martinotti-Charmat. Il primo prevede una seconda fermentazione del vino in bottiglia, responsabile della formazione del perlage del vino, ossia di quelle bollicine fini e persistenti. Il secondo invece prevede una seconda fermentazione in autoclave pressurizzata. É in questo modo che di ottiene ad esempio il prosecco.
Abbiamo quindi visto come il prosecco appartenga alla categoria dei vini spumanti ottenuti tramite metodo Martinotti-Charmat, ossia sottoposti a una seconda fermentazione in una cisterna di acciaio inox pressurizzata durante la quale gli zuccheri si trasformano in alcool e anidride carbonica. Il prosecco però resta un vino bianco DOC (Denominazione di origine controllata) o DOCG (Denominazione di origine controllata e garantita) prodotto con i vitigni di Glera, Verdiso, Pinot bianco, grigio o nero in alcune province a cavallo tra Veneto e Friuli-Venezia Giulia (Treviso, Venezia, Vicenza, Padova, Belluno, Gorizia, Pordenone, Trieste e Udine).
Nel prosecco “spumante” l’anidride carbonica, come per ogni spumante, viene a crearsi durante la fermentazione in bottiglie o in cisterna. Il prosecco frizzante invece è, appunto, un vino frizzante: l’anidride carbonica viene aggiunte al vino non frizzante tramite pressione.
Un soggiorno all’interno di una botte per gli amanti dell’enologia!
Tra i desideri stravaganti di molti italiani c’è quello di dormire in una camera ricavata da una botte e non sono soltanto gli amanti del buon vino a optare per questa scelta. Alcune aziende vinicole e agriturismi hanno realizzato delle vere e proprie strutture abitative in legno e particolarità è che gli alloggi sono a forma di vecchie botti.
Immaginate una giornata a passeggio tra i vigneti, condita dalle visite alle cantine e accompagnata dalle degustazioni dei prodotti dell’ultima vendemmia, concludersi poi con l’esperienza incredibile di pernottare in botte di legno.
Questa nuova tendenza nacque prima in Germania e Olanda, ma in Italia è stato in Veneto che per la prima volta si sono stabiliti i requisiti di classificazione delle botti intese come nuova tipologia di struttura ricettiva in ambiente naturale. In questa maniera si andranno ad esaltare le caratteristiche del territorio e le sue tradizioni, rappresentando così un investimento e un incentivo a conoscere e a esplorare le aree di grande pregio paesaggistico, ambientale e produttivo come quelle vocate all’enologia.