Giudicare un libro dalla copertina o giudicare un vino dalla sua etichetta?
Riconoscere la qualità di un vino e saperlo abbinare correttamente al cibo è la routine del sommelier. Per i meno esperti, purtroppo, riconoscere un buon vino dalla bottiglia non è altrettanto semplice, per questo motivo diventa importante saper leggere correttamente l’etichetta per individuarne le caratteristiche principali.
Ecco una piccola guida teorica e pratica sugli elementi da non sottovalutare per riconoscere un vino di qualità, prima dalla bottiglia e poi dal bicchiere.
Consigli teorici
Prima ancora di degustarlo, un buon vino si riconosce ad un primo esame visivo e dall’attenta lettura dell’etichetta. Fortunatamente non è necessario essere esperti sommelier per riconoscere un buon vino dalla bottiglia, è sufficiente osservare alcuni particolari e seguire alcune regole generali per non sbagliare.
Limpidezza e colore
Un buon vino si riconosce dalla bottiglia per il colore limpido, senza sfumature cromatiche, legate spesso ad una eccessiva ossidazione. Per essere di qualità un buon vino dalla bottiglia si presenta pulito e non torbido ossia non dovrà presentare sedimenti sul fondo, che indicherebbero una cattiva conservazione. La limpidezza ed il colore dovranno corrispondere ed essere coerenti con l’esame olfattivo e le sensazioni che la bottiglia restituisce al palato.
La bottiglia
Un altro utile accorgimento per riconoscere un buon vino dalla bottiglia è quello di osservarne il fondo. Quando si è in presenza di un vino di qualità, generalmente, il fondo delle bottiglie appare concavo e mai piatto, caratteristica indispensabile per consentire alle eventuali impurità di depositarsi sul fondo permettendo un’ottima degustazione, priva di sedimenti. La lunghezza del collo della bottiglia è spesso sinonimo di qualità perché permette un’osmosi ideale tra tappo e contenuto.
L’etichetta
L’etichetta in una bottiglia corrisponde ad una vera e propria carta di identità del vino, dove vengono indicate le principali caratteristiche, come il profumo e il metodo di vinificazione. Saper leggere correttamente l’etichetta di una bottiglia di vino significa dunque poter avere informazioni dettagliate sulla sua qualità, entrando nel merito dei processi di vinificazione e maturazione e sulle tecniche di affinamento.
Per riconoscere un buon vino dalla bottiglia è indispensabile, dunque, conoscere la terminologia e le sigle utilizzate in etichetta, ecco quali sono e cosa significano:
- L’annata: è la caratteristica da prendere in considerazione per i vini più pregiati, generalmente rossi, mentre ha meno rilievo per i bianchi o i rosati la cui degustazione, generalmente, avviene in tempi brevi dopo l’imbottigliamento. L’indicazione dell’annata in bottiglia è obbligatoria soltanto per i vini DOP, ad eccezione dei vini spumanti, liquorosi e frizzanti e si trova nella parte anteriore in etichetta.
- Denominazione di vendita: il marchio DOC (Denominazione di Origine Controllata) o DOP (Denominazione di Origine Protetta) è sinonimo di alta qualità, indicando la provenienza delle bottiglie da filiere controllate.
- Allergeni: cioè l’indicazione in etichetta della presenza di allergeni e solfiti.
- Grado alcolico: l’alcolicità di un vino non è sempre indice di qualità, in ogni caso in etichetta è possibile conoscere la quantità di alcool.
- Provenienza: in etichetta è possibile leggere anche informazioni sulla regione di produzione del vino in bottiglia.
Consigli pratici
Il primo passo per riconoscere un buon vino una volta stappato è saper scegliere il bicchiere adeguato. Il classico calice da vino permette di trattenerne le fragranze da annusare per riconoscere quello che gli esperti chiamano “bouquet”, ovvero l’insieme dei suoi aromi.
Far riposare il vino
Il vino ha bisogno di essere esposto all’aria per ossidarsi dopo essere stato chiuso a lungo in bottiglia. Una volta versato, va lasciato riposare qualche minuto per gustarlo in tutta la sua corposità, senza compromettere il gusto originario.
Il colore
Osservarne il colore permette di individuarne l’annata. Ad esempio, i riflessi violacei nei rossi e i riflessi verdi nei bianchi indicano la giovinezza di un vino. Un rosso in tonalità scarica e un bianco tendente al giallastro ne indicano invece la maturità.
Il nostro olfatto
Per valutare l’intensità del profumo del vino, avvicinate il bicchiere al naso, così da assimilare il suo odore più puro. L’olfatto è il senso che consente di individuare eventuali difetti, come quello di tappo.
Un giro nel bicchiere
Successivamente, una volta respirato il profumo più intenso e originario del vino, si procede con la rotazione del calice, che consente di sprigionare il suo bouquet grazie all’arieggiamento: un vino giovane presenta aromi semplici e leggeri, uno maturo vanta profumi più complessi che spaziano dal floreale allo speziato, e che talvolta cambiano se lasciato qualche minuto nel bicchiere.
Il gusto e il retrogusto
Una volta sorseggiato, fate in modo che il vino scorra sulla punta della lingua, sui suoi lati e su ambo le parti della bocca, anteriore e posteriore. Oltre alla temperatura, in questo modo potete riconoscere ad occhi chiusi la corposità del vino, l’astringenza del tannino dei vini rossi, la presenza di bollicine e il calore trasmesso dall’alcol.
Dopo aver deglutito il vino, si può valutare la persistenza del sapore – ovvero per quanto tempo si avvertono in bocca le stesse sensazioni provate durante la degustazione – e il retrogusto, il cosiddetto finale di gusto. Un vino con una persistenza limitata a un paio di secondi è un vino semplice, un vino importante lascia la sua impronta per circa 15 secondi.
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