Chi è il turista enogastronomico? Il turista enogastronomico è colui che ha svolto almeno un viaggio con pernottamento con motivazione primaria l’enogastronomia, insomma, ben distinguibile. Secondo il Rapporto sul Turismo Enogastronomico Italiano 2020, il turista enogastronomico è un “viaggiatore eclettico”, che ricerca attivamente e partecipa ad un’ampia varietà di esperienze. Le più popolari sono legate alla degustazione di cibi, bevande e piatti tradizionali e non, quali il recarsi in un ristorante per un’esperienza culinaria memorabile.
L’Organizzazione Mondiale del Turismo delle Nazioni Unite ci dice che il 2020 è stato l’anno del turismo per lo sviluppo rurale, a cui il vino e la gastronomia contribuiscono in maniera primaria. L’enogastronomia continua a dimostrarsi un driver fondamentale che non solo arricchisce l’offerta turistica ma stimola lo sviluppo economico, sociale e culturale di un territorio. Parliamo di un settore integrato che contempla una catena del valore ampia e include ambiti diversi ma profondamente interrelati.
Oggi l’enogastronomia nel turismo ha assunto una rilevanza tale da essere considerata come una degli elementi fondamentali di un viaggio. Questa evidenza trova riscontro dai numerosi studi e convegni sul tema, con la stessa Organizzazione Mondiale del Turismo (che organizza dal 2015 conferenze annuali volte ad approfondire le diverse sfaccettature del turismo enogastronomico).
Un trend in ascesa
Nel corso di questi ultimi anni, il ruolo dell’enogastronomia nel turismo è profondamente cambiato, assumendo una nuova centralità, articolandosi sempre di più e facendo registrare numeri sempre maggiori di turisti interessati. L’enogastronomia nel turismo non si limita più esclusivamente all’acquisto di prodotti locali o il mangiare piatti tipici, ma si allarga andando a comprendere le visite ai luoghi di produzioni quali aziende vitivinicole, birrifici, frantoi, caseifici, pastifici, il recarsi in ristoranti gourmet e storici, acquistare cibo presso food truck, partecipare a cooking class, food tour ed eventi a tema cibo, vino, birra… Chi più ne ha, più ne metta!
Una pluralità di esperienze in cui il coinvolgimento dei sensi ti rende fruitore del patrimonio culturale del luogo in modo attivo e coinvolgente arricchendosi di valore nella condivisione.
Studi e ricerche di mercato sono concordi nell’indicare un consolidamento dell’attrattività di questo segmento: questo trend di crescita si trova riscontro anche nel nostro Paese, dove le vendite del prodotto enogastronomico da parte dei Tour Operator, hanno evidenziato un forte aumento nella stagione estiva 2019.
Sua maestà, il Brunello di Montalcino
Il Brunello di Montalcino è un’eccellenza che diventa motore per il turismo e l’economia locale, divenuto negli ultimi anni importante driver per il turismo nella località toscana.
Un tipo di turismo quello enogastronomico, che ha cambiato anche la microeconomia locale, sviluppando la nascita di servizi di accoglienza come hotel, agriturismi, ristoranti, oltre alle fondamenta della località (e anche il motivo delle visite): le aziende agricole del territorio che producono il famoso vino.
Ubicata in posizione dominante su una collina, la cittadina di Montalcino regna suprema sulla vallata con le sue mura medievali. La posizione permette un’esposizione solare ideale che fa maturare le uve in modo perfetto per un prodotto particolarmente adatto ad essere sottoposto a lunghi periodi di invecchiamento con un sapore ed un gusto, un aroma ed un aspetto decisamente superiori.
Il Brunello di Montalcino è prodotto con il 100% di uve Sangiovese e nessun altro tipo di uve è permesso nella produzione di un Brunello. Questo e ciò lo contraddistingue da qualsiasi altro tipo di vino Chianti, che richiede soltanto un 85% di uve Sangiovese, permettendo così, di mischiare diversi tipi di vitigni. Nel 1998, furono stabiliti i requisiti obbligatori che prevedevano che un vino Brunello dovesse essere sottoposto ad affinamento per almeno due anni in botti di rovere e tenuto almeno 4 mesi in bottiglia prima di poter essere messo sul mercato.
Forse, una delle caratteristiche più preponderanti del Brunello è che, a causa del clima e della composizione del terreno, è un vino con un alto contenuto di tannino e proprio per questo, richiede lunghi periodi di invecchiamento (talvolta fino a 20 anni) prima che sia gradevole al palato. Questa è una notevole differenza rispetto ad altri vini, alcuni dei quali non sono affatto adatti ad essere invecchiati, mentre altri sono preferibili da degustare appena prodotti o poco dopo (Novello).
Cosa aspettarsi quando si degusta un Brunello? Come diremmo noi italiani, ti dovresti aspettare “un vino importante”, ovvero prestigioso, di qualità superiore, con la capacità di invecchiare bene e per lunghi periodi di tempo.